Search

Inaugurazione dell’anno accademico 2025-26: discorso del Presidente del Corso di laurea in Ingegneria Edile-Architettura Prof. Luca Lanini

Inaugurazione dell’anno accademico 2025-26

 

Cari studenti, stimati colleghi, gentili ospiti,

È con una certa emozione e un profondo senso di responsabilità che vi do il benvenuto all’inaugurazione dell’anno accademico del Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura dell’Università di Pisa.

Oggi non celebriamo soltanto l’inizio di un nuovo ciclo di studi, ma riaffermiamo il valore della conoscenza, della ricerca e della formazione come strumenti fondamentali per costruire un futuro più avanzato e più giusto. E non è un caso che parliamo di “costruire”: perché voi, futuri ingegneri e architetti, sarete letteralmente chiamati a dare la forma esatta al mondo che verrà. 

E questo, badate bene, avviene in una contingenza storica nella quale ad essere sotto attacco è proprio il pensiero e scientifico e razionale, cioè quell’ideologia generale, quel punto di vista sul mondo che ha permesso un benessere e un progresso mai conosciuto prima nella storia dell’umanità. E con esso, ad essere messo in discussione, è anche il mondo accademico, cioè il più alto magistero culturale e scientifico della nostra società. E questa accade anche nel campo dell’architettura e dell’ingegneria, con il pericoloso risorgere da una parte di tendenze irrazionaliste che considerano acriticamente il mondo delle costruzioni come un attentato al pianeta, dall’altro con il tentativo di concepire l’architettura della città non un’arte collettiva e civile, ma solo il travestimento di idee spaziali definite da altre logiche, o quella del profitto o quella della radicalità politica.

L’identità del nostro Corso

Il Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura è una realtà unica nel panorama universitario italiano. Nasce dall’incontro tra due discipline che, storicamente, si sono guardate con rispetto, talvolta ammirazione ma anche, ormai almeno da due secoli, con una certa distanza.

Kenneth Frampton, il grande storico britannico, data l’inizio della Modernità proprio dalla separazione, nel 1747, dell’Ecole des Ponts e Chaussees dall’Ecole des Beaux Arts. Come a dire che la nostra epoca si fonda proprio sul distacco tra queste due modi della conoscenza umana: l’ingegneria civile e l’architettura. Noi riteniamo invece che queste due esperienza dell’agire dell’uomo nel mondo, queste due modalità di modifica e di adattamento della Natura attraverso la ragione e il lavoro umano, debbano tornare in quella condizione di armonia originaria.

Qui, a Pisa, nel nostro Corso di studio, queste due anime convivono, dialogano e si sovrappongono. Il nostro obiettivo non è formare semplicemente ingegneri che conoscano Palladio o architetti che sappiano la tecnica delle costruzioni: vogliamo formare professionisti completi, orientati dagli strumenti del pensiero critico, capaci non solo di progettare, ma di riconoscere il valore intellettuale, e quindi sociale, di questa operazione di comprensione e quindi di trasformazione del mondo. 

La tradizione e l’innovazione

Studiare a Pisa significa entrare in contatto con una tradizione accademica secolare. Le mura di questa Università hanno visto passare menti bellissime: da Galileo Galilei, che ha rivoluzionato il pensiero scientifico, a Enrico Fermi, che ha aperto le porte alla fisica moderna.

Ma la tradizione, da sola, non basta. Anche se ogni architetto e ogni ingegnere edile si potranno definire realizzati solo quando potranno dire, come ammonisce Adolf Loos, “così come costruisco io avrebbero costruito gli antichi romani”. È la dialettica con il progresso che rende necessaria la conoscenza e la tradizione e non vive versa.. 

Come abbiamo detto, viviamo in un’epoca complessa, segnata da crisi ambientali, profonde trasformazioni sociali e politiche e rivoluzioni tecnologiche. L’ingegnere edile-architetto del XXI è la figura professionale chiamata a definire le risposte a tali questioni entro i confini delle sue competenze disciplinari, che sono quelle relative alla identificazione delle forme costruite dove si svolge la vita privata o collettiva delle nostre società, allo studio dei loro insediamenti, al controllo e alla modificazione del territorio.

Ecco perché il nostro Corso si sottopone a un costante aggiornamento che non mina però il senso più profondo del nostro operare. I più recenti ci hanno visto introdurre nuovi strumenti digitali, che cambieranno radicalmente il nostro modo percepire e descrivere la realtà fenomenica del nostro mestiere, e confrontarci in maniera proattiva con la sfida della sostenibilità. 

Su questo ultimo termine vorrei fare un approfondimento, perché ho avuto l’onore di fare parte, per alcuni anni, della Commissione di Sostenibilità di Ateneo. Su questo tema, che riguarda una indubitabile emergenza ambientale, si confrontano oggi due tipi di pensiero. 

Da una parte quello che io definisco apocalittico-millenarista, che in buona sintesi sostiene che la crisi ambientale sia consustanziale alla nostra struttura sociale e quindi non la si possa risolvere al di fuori un progetto di palingenesi generale che presuppone la liquidazione della nostra civiltà così come la conosciamo.

Dall’altra, chi ritiene che le soluzioni a questo gravissimo problema siano da ritrovare, come è sempre accaduto nella Storia, all’interno del perimetro della razionalità umana e del suo pensiero scientifico. Noi, chiaramente, propendiamo per questa seconda ipotesi.

Il ruolo della formazione

In questo scenario, la formazione universitaria assume un ruolo cruciale. Non si tratta solo di trasmettere conoscenze, ma di formare cittadini consapevoli, professionisti colti in grado di esercitare il pensiero critico e analitico sulle questioni che la società ci pone.

Il nostro Corso di Laurea è strutturato per offrire una formazione solida e multidisciplinare. Studiate la meccanica dei materiali e la storia dell’architettura, la progettazione strutturale e l’urbanistica, la fisica tecnica,  il restauro, i modi della rappresentazione, le forme della costruzione e la composizione architettonica.

A voi, studenti del primo anno, voglio dire: benvenuti. Avete scelto un percorso stimolante, ma anche straordinariamente impegnativo. Vi aspettano anni di studio, di progetti, di notti insonni. Ma vi aspettano anche scoperte intellettuali, amicizie ed alleanze, passioni culturali che vi accompagneranno per tutta la vita. 

Vorrei potervi dire che sarà un percorso semplice. Ma non posso, vi mentirei. Facendo un discorso di verità, vi dico che vi aspettano anni di duro lavoro. Dopo tanti anni di insegnamento e molti di più di studio, a me appare evidente una cosa: ogni progetto, di architettura o di ingegneria, è innanzitutto la soluzione a un problema, un problema pratico. E che la soluzione a questi problemi sia nel lavoro e non nella forma che ne costituisce l’esito. Il nostro è un lavoro che va ancora concepito come un mestiere, forgiato da alcune leggi determinate dalla necessità, dalle condizioni definite dalla realtà, dalla fatica necessaria per venirne a capo. Chi svolge questo mestiere non guarda che a questo, a questo lavoro lento e paziente, e questo è ciò che unisce tutta la grande architettura e la grande ingegneria civile italiana, di ogni tempo. 

Se tutto ciò basti a definire a definire il nostro lavoro una “professione poetica”, io non so dirlo, ma sono sicuro che in ciò consiste il suo valore civile e morale.

 

E soprattutto, parlo ancora alle matricole, non crediate che la “creatività”, qualsiasi cosa significhi, sia una scorciatoia al duro lavoro che vi attende. “La creatività è un mito consolatorio”, come ammonisce Capuano, il personaggio del bel film di Paolo Sorrentino “È stata la mano di Dio”. Per chi svolge senza illusioni questo mestiere, il “fare” è sempre e solo un “rifare”, le architetture e le opere di ingegneria servono principalmente per fare altre architetture e altre opere d’ingegneria e questo è il solo scopo utile di una tradizione, dei maestri e delle loro opere: trovare nel lavoro altrui il senso del proprio. Questo significa concepire l’architettura, l’ingegneria e l’urbanistica come un’attività pratica e positiva, come un dato storico e verificabile, a partire proprio dalla comprensione delle condizioni che lo hanno prodotto. 

A voi, studenti degli anni successivi, dico: continuate a studiare, con pazienza, pur con i fallimenti e gli errori che tutti abbiamo prima o poi affrontato nel corso delle nostre carriere. Non abbiate a cuore le forme più o meno riuscite, ma impegnatevi a produrre una modalità di lavorare che sia molto precisa, adeguata al problema che vi era stato posto, in qualche modo esemplare e trasmissibile. Ogni esame superato, ogni laboratorio frequentato, ogni tirocinio svolto è un passo verso questo obiettivo. 

Ai docenti e al personale

Ai colleghi docenti, va il mio ringraziamento più sincero. La vostra dedizione, la vostra competenza, la vostra passione sono il fondamento di questo Corso. Insegnare non è solo trasmettere nozioni e competenze: è accompagnare, ed essere d’esempio, d’esempio soprattutto per il rigore intellettuale che si mette in questo mestiere.

Al personale tecnico e amministrativo va la mia gratitudine per il lavoro spesso silenzioso ma indispensabile. Senza di voi, nulla funzionerebbe.

Insieme, siamo una comunità. E come tale, dobbiamo continuare a lavorare per rendere questo Corso sempre più inclusivo, aperto, dinamico, efficiente ed adeguato alle domande che la società, spesso in maniera confusa, ci pone.

Conclusione

Inaugurare un anno accademico significa aprire ogni anno di nuovo nuove questioni. E tentarle di risolverle, ogni anno in una forma più giusta e più avanzata. 

Che sia un anno di crescita, di confronto, di costruzione. 

Buon anno accademico a tutti.

Grazie.

 

Prof. Arch. Luca Lanini 

Presidente del Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura dell’Università di Pisa

News

 

 

Torna su